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      E sempre meglio ancora lo mostra la conclusione da lui palesata, che cioè i rei dovessero essere tradotti nelle carceri di Roma, sottratti al terrore delle forze de' Ministri Regii, "che se fossero fatti venire a Roma si scopriria la pura verità de i negocii passati"; con la quale conclusione egli non disse già que' frati innocenti, degni di essere liberati, ed anche qui ci preme che non rimangano equivoci, ma accolse appieno i desiderii loro, i desiderii adombrati da fra Dionisio nel suo memoriale e abbastanza apertamente espressi anche dal Campanella, che nella sua pazzia e durante la tortura gridava "al Papa al Papa, quà bisogna che venga il Papa". Senza dubbio il Vescovo di Termoli, ignaro de' riguardi e delle transazioni abituali tra le due Corti, onde talora giungevasi fino a conculcare la giustizia e a sacrificare gl'innocenti, non teneva conto delle difficoltà che si opponevano all'adempimento della sua conclusione; dovea quindi di necessità trovarsi in un ordine d'idee ben diverso da quello del Nunzio, che già abbiamo visto esclusivamente tenero della buona amicizia tra il Papa e il Vicerè, condiscendente alle richieste Vicereali purchè si salvasse l'apparenza, incurante non solo degl'interessi degl'imputati ma perfino del buono andamento della giustizia verso di loro, e, come vedremo in sèguito, censore singolarissimo dell'opera del suo collega, ciò che per certo rappresenta il migliore elogio di costui. Animato dal puro e semplice amore per la verità, il Vescovo di Termoli dovea sentirsi imbarazzato vedendo quante circostanze aveano concorso ad ottenebrarla, la prepotenza ed immanità de' Giudici Regii, la nequizia de' primi Giudici ecclesiastici, la ferocia degli odii frateschi, lo spirito di profitto da una parte, la sete di vendetta dall'altra, il terrore incusso agl'inquisiti da tutti i lati; e dovea soffrirne pure non poco, amiamo crederlo, per quel sentimento di affetto che il Campanella avea saputo da lungo tempo ispirargli, e che se non giunse mai a farlo deviare un solo momento da' suoi doveri d'Inquisitore, lo rese certamente sempre più caldo nella ricerca della verità. Ma la morte venne a toglierlo da tanta inquietudine, e venne anche a togliere a' frati inquisiti l'unico sostegno, su cui potevano contare nella loro infelice condizione.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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