Come si sia, non voglio dubitar punto che ne parlerà, et questo non sò se potrà piacere; saprà V. S. Ill.ma quello che dovrà farsi"(256). Con ogni probabilità il Card.l di S.ta Severina non fece nulla contro que' frati: ma ciò che riesce ancor più interessante per noi è il vedere il Nunzio riscaldarsi tanto, sol perchè poteva essere alla Corte di Spagna riferita sotto mala luce l'opera de' Giudici ecclesiastici di Napoli, e con questa preoccupazione, intento solo a salvare sè medesimo, spingersi fino a censurare l'opera del defunto Vescovo di Termoli. Egli che non aveva forse nemmeno letto il processo di Calabria, egli che certamente non aveva avuto cura de' più sacri dritti degl'inquisiti nel tribunale della congiura e d'altra parte aveva assistito ben poco alle sedute del tribunale dell'eresia, egli osava mettere innanzi i suoi scrupoli, perchè il Vescovo di Termoli era stato largo nel dare agl'inquisiti agio di ritrattarsi, ed aveva professata l'opinione che i processi di Calabria fossero stati fatti piuttosto per dar soddisfazione a' Ministri Regii. Ed era proprio bene scelto il momento per fare queste osservazioni, mentre que' due ribaldi davano la miglior dimostrazione che il Vescovo di Termoli era nel vero, e facevano manifesta la loro scelleraggine, ricorrendo a Spagna d'accordo col Vicerè e con Carlo Spinelli. Ma bisognava dunque schiacciarli ciecamente quegl'inquisiti per non turbare le buone relazioni con la Corte di Spagna, bisognava sacrificarli alla "ragione di Stato", della quale ben si vede che non a torto si dolse continuamente in versi ed in prosa il Campanella.
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