Il Martines espose la malattia e la morte del Pizzoni a questo modo: "l'infermità sua fù che havea un braccio guasto per la tortura che hebbe quà in questo Castello per ordine delli Officiali Regii per la causa della ribellione (si vede bene che il Nunzio, la tonsura di D. Pietro De Vera, il Breve e Clemente VIII, non bastarono per far credere nemmeno al Prezioso, che raccolse la deposizione, essere sul serio quel tribunale per la ribellione un tribunale ecclesiastico); et per tal causa a lo braccio se li fece una postema, et dalla postema poi... se li fece una piaga, et li sopravenne un discenso grande che li levò la parola, et sequitandoli quella infirmità trà quattro giorni se morì, et morse la notte de li quattordici di detto mese di maggio, alle cinque hore, et io lo viddi morto ad una camera dove stava, e morse in questo regio Castello novo, et non solo lo viddi morto ma anco lo viddi sepellire alla sepoltura dove si soleno sepellire li preti, et di detta morte di frà Gio. Battista de pizzone ne è stata et è publica voce et fama in questo Castello novo trà quelli che lo conoscevano, è così è la verità". Le cose medesime esposero in sostanza anche gli altri, con un identico formulario; potrebbe appena rilevarsi che aggiunsero essere stato il Pizzoni leso nel braccio destro, avere usato molti rimedii inutilmente, avere avuta la visita di due medici etc. In conchiusione la morte di lui risultò con siffatte testimonianze legalmente accertata.
Intanto fin dagli ultimi giorni di maggio erano in corso i preparativi per ripigliare il processo, in adempimento delle diligenze ordinate da Roma a fine di scovrire la pazzia simulata del Campanella.
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