Si era provveduto che due medici visitassero più volte il Campanella, come risulta da una delle fedi che costoro scrissero e come d'altronde era stato da Roma ordinato; ma senza attendere tali fedi, si era provveduto anche quanto occorreva pel tormento della veglia; per questo dovè farsi venire ogni cosa dalle carceri della Vicaria, poichè sappiamo di certo essere stato della Vicaria uno degli aguzzini che a suo tempo vedremo entrare in iscena. Siffatti preparativi, che non potevano tenersi nascosti, posero in agitazione vivissima i poveri inquisiti: apparve a tutti che specialmente o fra Dionisio o il Campanella fossero sul punto di avere un tormento de' più gravi, e che di poi sarebbe venuta la volta degli altri; si pensò quindi di fare qualche tentativo capace almeno di trattenere un poco l'amministrazione del tormento.
Il 3 giugno fra Pietro di Stilo trasmise con una sua lettera al Vescovo di Caserta alcune carte del Campanella, sulla provenienza delle quali, dovendo nascondere il vero, fece una narrazione abbastanza inverosimile(257). Erano le proprie Difese con gli Articoli Profetali, che il Campanella aveva scritte durante il processo della congiura, e che non aveano potuto essere presentate a tempo debito. Fra Pietro, che fin dall'inizio di questi processi avea prescelto di far la parte dell'ignorante, mostrando di non conoscere che cosa quelle carte rappresentassero, scriveva al Vescovo di aver ricevuto dal Campanella già da un anno, poco dopo il suo primo tormento (il tormento del polledro), alcune carte scritte di sua mano, con preghiera che le facesse copiare e le conservasse, perchè erano cose di molta importanza; ed egli le avea prese, e perchè non le intendeva, le avea fatte leggere all'olim fra Gio.
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