Battista di Pizzoni (sempre citato il morto o l'assente) acciò vedesse se ci fossero cose di S.to Officio da poterlo compromettere, nè avea mai più potuto riaverle, dicendogli il Pizzoni che le avea perdute e che erano cose sospette; ma appunto nella sera precedente le avea riconosciute tra altre carte lasciate dal Pizzoni, e per suo discarico le consegnava a S. S.a Ill.ma, perchè vedesse se c'erano cose di eresia come il Pizzoni avea detto, e provvedesse secondo giustizia, assicurando che quelle carte erano "il vero trasunto di quelli scritti del detto frà Thomaso Campanella". - Da parte sua fra Dionisio, il 4 giugno, trasmise con una sua lettera a' Giudici, perchè provvedessero come meglio fosse loro parso di giustizia, una lettera a lui diretta dal Petrolo fin dal 28 maggio, nella quale costui, dicendosi infermo ed abbandonato, scriveva: "intendo che si fanno molti preparamenti di tormenti, e dubito che non siano per V.a Reverenza, o per il Padre Campanella, io, come hò possuto vedere nella copia del processo suo, non m'hò esaminato contra V.a paternità in niente, perche non ci era occasione, si bene mi hò esaminato contra di frà Thomaso ad un certo fine, ch'io esposi in un memoriale all'Ill.mo Sig.r vescovo di Termoli olim commissario di questa causa (pia menzogna, sempre citando il morto), per il quale memoriale credeva io che fossemo tutti rimessi alli nostri superiori, ma vedo che non ha fatto effetto mentre cquà si tormenta, dunque vostra paternità mi favorisca di avvisare li signori superiori e protestarsi che facciano la causa nelle carceri delli nostri superiori (ciò era stato già eseguito appunto da fra Dionisio), ò vero che prima che procedano a cosa alcuna mi reesaminino" etc.
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