Paolo Zacchia, di poco posteriore per tempo, ci diede la descrizione completa del tormento quale allora si usava, e non è dubbio averlo dovuto il Campanella sostenere presso a poco in quella maniera perfezionata, che lo Zacchia descrisse e che noi abbiamo stimato necessario riferire(259). Che al Campanella sia stata amministrata la veglia secondo gli ultimi perfezionamenti risulta dall'Atto del suo tormento, in cui oltre lo scanno di legno detto il cavallo, la
sospensione alla corda con le mani ligate dietro la schiena, l'aguzzino sedutogli accanto che lo toccava ed avvertiva di non dormire, è citato anche il funicello applicato a' piedi, che il povero tormentato chiedeva si portasse più in alto perchè i piedi gli bruciavano; e risulta egualmente da quanto ne lasciò scritto in ispecie nelle Quaestionum moralium, non che dalle parole stesse della sua Narrazione, in cui i funicelli sono ricordati in primo luogo, e sono ricordati anche i guasti verificatisi nelle sue parti inferiori. "Al tempo del Manini (int. Mandina) fu ad istanza del Sances Fiscale, ch'andò fin a Roma personaliter per tal licenza, tormentato 40 hore di funicelli usque ad ossa, legato nella corda a braccia torte, pendendo sopra un legno tagliente et acuto, che si dice la Viglia: che li tagliò di sotto una libra di carne, e molta poi n'uscìo pesta et infracidata, e fu curato per sei mesi con tagliarli tanta carne, e n'uscir più di 15 libre di sangue delle vene et arterie rotte, et sanò delle mani, e parti inferiori contra la speranza di medici quasi per miracolo, nè confessò heresia nè ribellione, è restò per pazzo non finto come diceano". E qui non possiamo dispensarci dal far avvertire che questa menzione del Sances, fatta già anche nella lettera a Paolo V, ci apparisce uno de' più spinti ripieghi del Campanella per mettere nella penombra l'opera dei Giudici ecclesiastici e far risaltare la ferocia degli ufficiali Regii; il ripiego gli riuscì bene, se non presso Roma, presso il resto del mondo, poichè fino a' giorni nostri è stata sempre attribuita agli ufficiali Regii l'amministrazione della veglia, rimanendo pure dimenticato il canone allora vigente, "clericus regulariter torqueri non potest per laycum". Non intendiamo mettere in dubbio che il Governo Vicereale, e per commissione di esso il Sances, abbia potuto insistere presso la Curia, perchè si badasse bene a provare energicamente la pazzia la quale si avea ragione di credere simulata; ma crediamo assai difficile poter ammettere che da tali insistenze fosse nata l'idea di amministrare il tormento della veglia.
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