.; ammonito su' guai a' quali andava incontro rispose, dieci cavalli bianchi; toccato dal cursore della Curia Arcivescovile gli disse, non mi toccare che sei scomunicato per la bolla in coena Domini. Alle ore 7 del mattino (ora 11a) fu ligato alla corda e sospeso sul cavalletto: nell'essere ligato diceva, ligatemi bene, badate che mi storpiate; poi con alte grida cominciò a dolersi, massime per la forte strettura de' polsi, dicendo son morto, non feci niente, e tante altre cose fuor di proposito, che era un santo, che era un Patriarca, che aspettava il Breve della Crociata etc. chiamando uno de' Giudici Monsignore, e il Vicario Arcivescovile "zio Arciprete". Chiese che gli si pulisse il naso, e si dolse di nuovo fortemente quando gli furono ligati i piedi; toccato dall'aguzzino gli disse, non mi toccare, che sii squartato. Udì suonare le trombe sulle galere ormeggiate al molo presso il Castel nuovo, e disse, suonate, suonate, sono ammazzato frate; guardò la porta della camera che stava aperta e disse all'aguzzino, aprimi, oh frate, oh frate. Poi abbassò il capo e tacque per un pezzo, e toccato dall'aguzzino disse, oh frate, e continuò a stare per un'ora col capo e col petto abbassati. Richiesto se volesse discendere, giurare e rispondere, accennò di sì, ma non volle proferire parola: lo fecero poi discendere perchè soddisfacesse a' bisogni naturali. Quindi fu posto di nuovo al tormento (2a volta) e disse, ora mi ammazzate ohimè, e tacque: l'aguzzino gli ricordava di non dormire, ed egli diceva, siedi, siedi alla sedia, taci, taci, nè rispose mai alle continue ammonizioni di mettere da parte la pazzia, ed alle diverse interrogazioni sulla sua patria, sulla sua età etc.; si lagnava di tempo in tempo, ma alle interrogazioni non rispondeva.
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