Pietro Vecchione da Nola, col suo esercizio d'insegnante privato, secondo il costume napoletano, aveasi acquistato tanta riputazione, che giovane ancora, di circa 33 anni, sulla proposta del Cappellano maggiore era stato dal Conte di Lemos il 15 ottobre 1599 nominato lettore della "theorica della medicina ordinaria", cattedra fra le più stimate, alla quale sovente si chiamavano anche i non napoletani, e già occupata da Filippo Ingrassia (insieme con la pratica) dal 1547 al 1553, da Giovanni Argenterio nel 1556, dal Covillas nel 1560, da Gio. Geronimo di Cotrone da Nola (o viceversa) nel 1565, da Salvio Sclano nel 1570, da Innocenzio Canti nel 1577, da Quinzio Buongiovanni nel 1579, da Latino Tancredi in qualità di straordinario nel 1589, tutta una serie di uomini stimati altamente. Esercitava poi la pratica con immenso successo, ma del resto era uno de' molti, anzi troppi, che non avevano scritto mai nulla, facendo parte di quella beata falange degli uomini illustri inediti, specialità non napoletana soltanto ma italiana, ancor oggi niente affatto estinta, e prova sciagurata che la sua è la via meno disputabile per ottenere la pubblica stima, le alte cariche, i primi onori: il Vecchione infatti ebbe frequentemente accresciuto il suo stipendio, nel 7 giugno 1612 passò alla lettura di pratica, succedendo al Buongiovanni, morì Protomedico nell'aprile 1619. Quanto a Giulio Jasolino, Jazzolino o Azzolino, calabrese(269), già distinto allievo dell'Ingrassia, era un vecchio cultore di anatomia e chirurgia assai accreditato, e basta dire che fu maestro di Marco Aurelio Severino: non ebbe lettura pubblica essendo allora la cattedra di chirurgia ed anatomia occupata da Giuseppe Perrotta di Fratta, che fu il primo a riunire insieme nel pubblico studio in un modo definitivo queste due branche d'insegnamento; ma scrisse alcuni opuscoli, tuttora pregiati da que' pochissimi che si occupano di cose patrie, ed anche illustrò le acque termominerali d'Ischia.
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