Tali scritture, con altre ancora, si conservavano in una cassa appartenente al Bitonto, e questa cassa, non molto tempo prima dell'avvenimento che dobbiamo narrare, fu portata dal Bitonto nella camera di fra Dionisio, ritenutane la chiave in poter suo, pel motivo o pel pretesto che nella camera in cui stava erasi verificato qualche furto. Ora appunto il 2 agosto fra Pietro Ponzio disse al carceriere che facesse uscire il Gagliardo dalla camera dove trovavasi in compagnia di loro frati, e gli suggerì di allogarlo in un'altra camera in cui si trovava Camillo Adimari col Marrapodi, Conia, Soldaniero e S.ta Croce. L'Adimari uscito fuori sulla loggetta del corridoio, se ne risentì, perchè già stavano troppi letti in quella camera, e venne alle mani con fra Pietro il quale gli diede uno schiaffo. Accorsero allora i laici da una parte e i frati dall'altra, gli uni in difesa dell'Adimari e gli altri in difesa di fra Pietro: segnatamente il Soldaniero, il S.ta Croce e il Gagliardo, si azzuffarono col Petrolo, col Bitonto ed inoltre con fra Dionisio uscito dalla sua camera per quel rumore, avendo i frati "sarcene alle mani e seggiolelle di paglia" (fascetti di legna da ardere e sedie comuni), e servendosi i laici de' loro cinturoni di cuoio come allora si usavano. I soldati del Castello e il carceriere intervennero e separarono i contendenti, cacciandoli nelle rispettive camere; ma fra Dionisio fu trovato ferito alla fronte, e dapprima disse che l'aveano ferito il S.ta Croce e il Gagliardo, poi, venuto nel Castello l'inframmettente Padre Mendozza, disse a costui che l'avea ferito il Soldaniero.
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