Nella sera dello stesso giorno, da un lato il Soldaniero si presentņ al luogotenente del Castello D. Cristofaro de Moya, d'altro lato il S.ta Croce e nientemeno anche il Gagliardo si presentarono al sergente Francesco Alarcon, dicendo che per servizio di Dio e di S. M.tą facessero fare una ricerca nella camera di fra Dionisio, rovistando tutta la camera ed una cassa che lą si trovava, perchč sarebbero venute fuori "scritture e carte triste e prohibite"; e quegli ufficiali, insieme con due soldati e col carceriere Martines, si portarono a fare la ricerca non solo nella camera di fra Dionisio, facendolo stare presente, ma anche nella camera degli altri frati e in quella del Campanella. Presso fra Dionisio fu trovata qualche lettera e segnatamente una lettera di un Sertorio del Buono da Fiumefreddo a lui diretta; fu trovata inoltre la cassa di pioppo bianco ma senza la chiave, e fattala trasportare alla camera del Castellano ed avuta la chiave dal Bitonto, ne furono estratte le "carte di fattocchiarie", la dichiarazione rilasciata dal Gagliardo in favore del Bitonto ed anche le scritture concernenti la persona di fra Dionisio nella causa di eresia, vale a dire gli articoli del fiscale contro di lui, gli articoli suoi in sua difesa, e dippił una "Consideratione dell'essamina et lettura del processo de pretensa rebellione". Presso fra Pietro Ponzio fu trovato "dentro uno marzapane grande tondo" (canestro tondo di vimini fornito di coverchio) un libretto di Poesie rivestito di pergamena, "con zagarelle di seta pavonazze e rangiate" per fermagli; erano le poesie del Campanella che fra Pietro si occupava di raccogliere e divulgare.
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