Naturalmente fra Pietro non poteva starsene tranquillo, dovea rispondere alla provocazione e gią avea mostrato, per mezzo di fra Dionisio, che non gli mancava la materia per la risposta. D'altra parte ancora, non si saprebbe dire perchč, il Lauriana mandņ al Rev.mo Vicario un memoriale, supplicando di essere riesaminato. Ma il tribunale non si riscaldņ menomamente, non dič segno di vita per tutto il resto dell'anno, nč ripigliņ poi le sedute senza una sollecitazione del Card.l di S.ta Severina. Evidentemente le sollecitazioni efficaci dalla parte del Governo di Napoli erano venute meno.
Come abbiamo avuta occasione di accennare, il Vicerč fu in questo tempo afflitto da una malattia che lo condusse alla tomba. Fin dal giugno erasi recato a Pozzuoli, con la speranza di guarire da certi edemi che gli erano comparsi e che si dicevano "pienezza di carne"; quindi era tornato a Napoli prendendo stanza a Chiaia. Ma a' primi di settembre gią susurravasi essere la malattia dell'intestino retto e dover finire con una "fistola penetrante"; se ne indicava anche la cagione, attribuendola alla intemperanza dell'infermo, per la proclivitą ad accettare i banchetti offertigli continuamente da' Nobili e forse graditi alla sua Signora pił che a lui. I medici erano in moto, e come faceva sapere il Residente Veneto al suo Governo, il 18 7bre ritenevasi ottenuto un miglioramento, per una medicina che "una parte de' medici si era arrischiata a dargli dopo molti dispareri". Una insignificante relazione sullo stato dell'infermo, con richiesta di consiglio e rimedio, fu inviata dalla casa del Vicerč al dottor Diaz a Pisa, e leggesi in quel grande emporio di notizie che č l'Archivio di Firenze(277): ma un medico di provincia, che abbiamo gią avuta occasione di nominare, Giacomo Bonaventura, predisse francamente male, e questo esatto pronostico gli valse l'onore di esser chiamato al servizio di Clemente VIII, avendo Gio.
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