Fra Dionisio rispose che aveva inteso deporre sulle scritture trovate in camera sua e mostrategli dal Barrese, per le quali voleva essere punito se mai fosse risultato colpevole. Aggiunse poi che il Soldaniero, comunque scomunicato per averlo percosso, e già prima scomunicato anche dal Vescovo di Tropea per violata immunità ecclesiastica, non se n'era mai curato nè se ne curava, continuando ad ascoltare la Messa nella Chiesa del Castello. - Certamente il tribunale dovè allora rivolgersi a S. Eccellenza per avere le scritture in quistione, giacchè poco oltre un mese dopo, per ordine di S. Eccellenza, le scritture gli furono inviate: ma non credè di dover ritardare per questo la spedizione della causa principale, non si curò dell'avere fra Dionisio esposto che gli erano state tolte anche le scritture di difesa e i capi del fisco, procedè agli atti ulteriori e poco dopo abilitò, come allora si diceva, il Soldaniero ad uscire dal carcere. Fra Dionisio ebbe a sentirsene gravemente offeso, e pensò allora di rivolgersi al S.to Officio di Roma, dal quale vedremo in sèguito ordinato di procedere alla debita informazione sulla faccenda delle scritture. Non meno ebbe a sentirsene offeso fra Pietro Ponzio, il quale poco tempo prima avea potuto finalmente presentare i suoi capi di accusa, una denunzia formale in materia di S.to Officio contro i laici intervenuti nella rissa e qualche loro aderente, tra gli altri contro il Soldaniero. Entrambi i Ponzii erano stati tenuti quattro mesi ne' criminali del torrione, e può intendersi facilmente come fossero anche per questo divenuti furiosi.
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