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      Dobbiamo qui dire che nella stessa data, 13 gennaio 1602, fu iniziato un processo secondario contro Orazio S.ta Croce continuato poi contro Felice Gagliardo, sulla base appunto della denunzia presentata da fra Pietro Ponzio, la quale veramente, oltre il S.ta Croce e il Gagliardo comprendeva anche Giulio Soldaniero e un Ferrante Calderon dottore spagnuolo del pari carcerato(284). I lettori intenderanno che riuscirebbe impossibile seguire tutti i particolari di questo processo, condotto a sbalzi per due anni interi, senza intralciare orribilmente la narrazione del processo principale ed anche correre il rischio di non finirla pių; ma non possiamo dispensarci dal darne alcuni cenni, i quali veramente sono necessarii a chiarire certi fatti del processo principale, senza contare che ci fanno apprendere come si passava la vita nel Castel nuovo quando c'era il Campanella. La denunzia di fra Pietro mandata al Card.le Arcivescovo di Napoli, recava le seguenti cose, illustrate ed ampliate poi nel corso del processo a questo modo: 1° Contro il S.ta Croce; che era un pubblico bestemmiatore e diceva anche continuamente "santo diavolo" (esclamazione calabrese ancor oggi comunissima); che giocando a dadi col carceriere avea detto "Dio, non ti credo, se la prima volta ch'io giocarō con Martines non mi farai uscire da questo Castello con un Crocifisso alle mani et un chiappo in canna" (un laccio al collo per essere appiccato), e poi avea seguitato a giocare col Martines; che avea detto essere "il diavolo assai pių potente di Dio, perchč Dio non aiuta gl'innocenti e il diavolo aiuta li suoi vassalli li tristi"; che non dava alcun segno di devozione, non andava a Messa nč recitava officio nč rosario, e ne' giorni solenni era visitato da una certa Delia sua antica concubina, con la quale stava di giorno e di notte, mangiava e giaceva in presenza anche de' frati, ed essendogli stato ciō proibito avea proferita una laidissima proposizione (la quale perciō sarā meglio non ripetere); che avea ferito fra Dionisio nella rissa, e trovandosi scomunicato non se n'era dato mai pensiero, anzi alle osservazioni fattegli avea risposto con un proverbio calabrese, "meglio essere scomunicato che comunicato all'imprescia" (comunicato in fretta). 2° Contro il Gagliardo; che era un pubblico mago e disegnava circoli con nomi di demonii, ed un libro con circoli disegnati trovavasi nelle mani degli ufficiali del Castello, anzi una volta un soldato con una gamba di legno, che stava al Castello dell'ovo, venuto ad esigere danari da lui avea detto che in quel Castello gli erano state trovate carte contro Dio; inoltre che nel Castel nuovo un certo Marcantonio Buono calabrese veniva a visitarlo per cose magiche, ed un giorno rimasti soli fecero insieme suffumigi con zolfo "e una pignatella piena di mill'imbroglie", e Geronimo Campanella entrando nella camera se n'uscė subito spaventato e cacciato dal puzzo gridando che lā "ci erano cento mila diavoli", che in presenza de' carcerati si era vantato di rapporti carnali avuti con la suocera e la sorella della suocera, dicendo che era pių dolce avere di tali rapporti con le parenti, e bene avea fatto Mosč a prescriverli; che pubblicamente ritenevasi aver lui scritto col proprio sangue una carta al diavolo donandogli anima e corpo; che era ladro, e in tutte le sue azioni avea sempre mostrato poco timore di Dio.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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