Certamente non si potè fare lo stesso con fra Dionisio, poichè bisognava prima fornirlo de' documenti che gli mancavano e che egli aveva indicati al tribunale per poter fare le sue difese; e così forse accadde di dover procurare dall'altro tribunale la copia dell'esame di Cesare Pisano innanzi allo Sciarava, copia che trovasi inserta nel processo tra gli Atti del tempo al quale siamo giunti, senza saperne il motivo(287).
Deliberavasi intanto l'"abilitazione" del Soldaniero, e il 12 febbraio, fattolo venire alla presenza de' Giudici nel palazzo del Nunzio, lo si avvertì che dovea tenere per carcere la città di Napoli, in guisa da non poterne partire senza licenza ottenuta da' Giudici in iscritto, sotto pena di D.i mille in beneficio del fisco apostolico; e il Soldaniero si obbligò alla detta pena dando in garanzia tutti i suoi beni, ed indicò qual suo domicilio l'alloggio di Lucrezia la bottegaia alla Carità. - Ma i frati già avevano concertato di far cadere interamente sopra di lui la responsabilità delle scritture di sortilegio, e senza alcun dubbio si diedero premura di far accedere anche Felice Gagliardo al loro disegno. Così, fin dal 2 febbraio, fra Dionisio potè presentare al tribunale una Dichiarazione in questo senso, scritta da Felice Gagliardo e da fra Giuseppe Bitonto, a' quali si aggiunse inoltre fra Pietro di Stilo e fino ad un certo punto anche il S.ta Croce: costoro, più o meno, dichiaravano che alla loro presenza, mentre stavano sulla loggetta del Castello e il Bitonto portava la sua cassa nella camera di fra Dionisio, Giulio Soldaniero lo avea pregato di conservargli certe sue scritture d'importanza, le quali erano chiuse e suggellate, e il Bitonto per fargli servigio aveva aperta la cassa e rinchiuse in essa quelle scritture(288). Il Gagliardo, che n'era stato per lo meno il copista insieme col Bitonto, con la solita disinvoltura aggiunse nella dichiarazione sua che quando il Soldaniero, dopo la rissa, fece istanza al luogotenente e sergente del Castello perchè procedessero ad una ricerca di carte presso fra Dionisio, disse a lui Gagliardo, "non dubitare, ch'io cilo carricata (int. ce l'ho caricata) a fra Dionisio, et adesso sì che lo farò bruggiare, perche quelli scritture che me vedesti porre in quella cassa sono pieni di negromantie et d'invocatione di diavoli, et sarà il complimento della sua rovina, et poco li gioveranno le defensione sue ch'ha fatte". Quanto al Bitonto, si capisce che cadendo su lui la responsabilità principale in questa faccenda, avea tutto l'interesse di fare e di procurare che altri facessero simili dichiarazioni: fra Pietro di Stilo poi vi si prestava gentilmente nell'interesse di tutti i frati, e si vede bene che i comuni pericoli aveano in lui cancellata ogni traccia della ripugnanza che avea sempre sentita per la persona di fra Dionisio.
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