materassa, ma le scritture della causa erano state a sua dimanda poste nella cassa allorchè il Bitonto glie la portò in camera; e soggiunse essersi oramai scoverto che il Soldaniero, suo nemicissimo, avea date le scritture proibite al Bitonto per farle trovare nella camera sua, e presentò le dichiarazioni rilasciatene dal Gagliardo, dal Bitonto, da fra Pietro di Stilo e dal S.ta Croce. Disse non aver viste le scritture proibite se non in mano del Barrese, poichè la cassa in cui si trovavano fu portata chiusa al Castellano, e le scritture tolte da essa furono poi date a D. Gio. Sances e quindi portate in Castello dal Barrese, il quale glie le mostrò e voleva esaminarlo sopra di esse. Presentategli alcune scritture (quelle del 1° gruppo, escluse le poesie trovate a fra Pietro Ponzio), le riconobbe di mano del Gagliardo, ed una sola di esse, quella sulla musica, di mano del Pizzoni; riconobbe anche le scritture della sua causa, ed invitato poi a dare spiegazioni sulla lettera di Sertorio del Buono e massime sulla "natività" che costui gli chiedeva, rispose: "mi scriveva che io mi ricordasse dela natività di un suo figliolo, la quale mi cercò che lhavesse fatta fare da frà Thomaso Campanella che havea inteso che si delettava di queste cose, et me la cercò quando fù in napoli l'anno santo del 1600 dopò pasqua che tornò da Roma, et io per darli parole le dissi che fra thomaso non stava in cervello, et che si mai stesse in cervello ce lhaveria fatta fare, si ben io non so che frà thomaso ne sappia fare, è sò certo che non ne sape fare, si ben lui diceva de sì, et cosi passa lo fatto di questa natività, perche io non so fare tal cosa". Nel rimandarlo, i Giudici ordinarono che gli fossero restituite le scritture della causa.
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