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      Così il giorno seguente, 22 marzo, innanzi al Vescovo di Caserta assistito dal suo segretario D. Manno Brundusio, fu esaminato dapprima il Napolella, che riconobbe il memoriale mandato e confessò di aver narrato al Gagliardo che "amava una donna ma non sapeva se si era dismenticata" di lui, onde il Gagliardo gli volle dare quel rimedio perchè la donna non se ne scordasse; e riconobbe lo scritto avuto e attestò di averlo mostrato al Bitonto e di averlo poi lasciato nelle mani di lui quando udì che recava la scomunica. Dietro dimande, disse che non in questa circostanza, ma fin da tre mesi scorsi, il Gagliardo gli avea chiesto "un paro di calzoni usati per amor de Iddio" ed esso glie l'avea donati; che dopo il suo esame avea udito tenere il Gagliardo "mala fama di queste poltronerie". Infine scusò il non aver detto prima la verità, allegando l'essere "giovanetto di poca età... è travagliato di carcere longo tempo", e l'aver dubitato che accettando quel fatto ne sarebbe venuta la rovina sua. - Si passò allora all'esame di Orazio S.ta Croce, il quale, sempre dietro dimande, disse che era stato già carcerato in Siderno e a Castelvetere il 22 luglio 1599, per aver bastonato un tale che gli aveva uccisa una giumenta, e poi era stato incolpato della ribellione e tradotto in Napoli; che nelle carceri di Castelvetere udì esservi già venuti il 2 luglio il Campanella e fra Dionisio per far liberare Cesare Pisano; che costui parlava di cose contro la fede e tutti i carcerati ne presentarono memoriale al Principe della Roccella per mezzo di Mario Scadova carceriere.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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