Ma nel giorno medesimo fu esaminato qual testimone il Bitonto, che ribadì la maggior parte delle accuse e diè pure cattive informazioni sul Gagliardo. Con tutto ciò il S.ta Croce fu, come allora dicevasi, "abilitato" ad uscire dal carcere, coll'obbligo di tenere per carcere il domicilio che avrebbe indicato in Napoli e di dare per questo una cauzione di 25 once d'oro, che fornì un Rev.do D. Marcello Palermo (18 e 23 luglio): in sèguito trovò più comoda per lui una casa "nel fondico d'Eliseo alla carità dove si dice la pigna secca", e si rinnovò l'obbligo impostogli e la fideiussione del Palermo; deve dunque dirsi che per lui era finito egualmente con un'assolutoria il processo della congiura. Gli fu poi dato per Avvocato, a sua richiesta, il solito D. Attilio Cracco, e gli furono dati i capitoli del fisco col termine di due giorni per formare gl'interrogatorii (29 agosto): ma egli espose che tutto procedeva dalle inimicizie capitali contratte, con Alonso Martines per avergli fatto perdere l'
ufficio, co' frati in generale a motivo della rissa, col Bitonto in particolare "perchè mandato da fra Dionisio alla casa di esso comparente fu, insieme coll'altro, autore di farlo trovare inquisito di ribellione"; e però dava la ripulsa a tutti i testimoni e chiedeva essere spedito secondo gli Atti medesimi (12 settembre). Ad istanza del fisco fu esaminato ancora il Martines già carceriere, il quale confermò le accuse principali, senza punto mostrarsi nemico del S.ta Croce. Ma costui, prima che la causa fosse spedita, pensò bene di partirsene per la Calabria, come spessissimo facevano gli "abilitati", lasciando i fideiussori alle prese col fisco, e dando a questo, per siffatta via, un cespite ragguardevole di entrata.
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