Tommaso fu preso, e penò molto ad ottenere la remissione al foro ecclesiastico. Aggiungiamo che tanto Vincenzo, quanto Gio. Tommaso medesimo ed anche l'altro fratello Michele, finirono con abbracciare la carriera militare e vi si distinsero tutti. Vincenzo morì in Fiandra alla presa di Ostenda, Gio. Tommaso, divenuto Capitano d'infanteria, si segnalò nell'assedio di Vercelli, fu promosso Sergente maggiore nel Barese e sposò D. Anna Gattola: ma al tempo del quale trattiamo, essendo giovanissimo e spensierato, non farebbe meraviglia se si fosse accordato co' frati per assumere la parte che rappresentò nell'informazione della quale andiamo ad occuparci. Rimane a parlare di Gio. Francesco d'Apuzzo. Egli era di Acerra, avea 23 anni, trovavasi imputato nientemeno che di parricidio, ed avea già due volte avuta la tortura: nel Grande Archivio non manca intorno a lui un documento che conferma la specie dell'imputazione fattagli, la quale imputazione senza dubbio non lo raccomandava presso i Giudici menomamente(323).
Il 21 maggio, dal Vescovo di Caserta e dal Peri vennero esaminati tutti i testimoni(324). D. Francesco di Castiglia depose aver veduto il Pizzoni poco prima che morisse, chiamato dal carceriere Martines insieme col Blanch e con un altro (il d'Apuzzo), ed avere udito dal Pizzoni che volea sgravare la sua coscienza, essendosi esaminato contro fra Dionisio e il Campanella perchè così gl'impose un monaco di cui esso deponente non ricordava il nome (fra Cornelio), a fine di declinare la giurisdizione laica e liberarsi; che perciò ne avessero fatta testimonianza scritta, avendone lui già discorso col Curato e con altre persone, ma esso deponente non volle intrigarsi in questa faccenda, tanto più che il Pizzoni diceva esservi altre persone che lo sapevano.
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