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      circa la sua pretesa volontà di ritrattarsi, espressa e comunicata a più persone, ed ecco l'importantissima deposizione che egli fece: "Signori, la verità è che io non posso vivere in queste carceri alle persecutioni che mi fanno li frati, non solo li carcerati, et altri dela religione, mà hanno sollevato tutta la Calabria contra di me, con dire che io habbia infamata la provintia è la religione con quello che hò deposto, et che per ciò io per defendermi et mantenermi, vado dicendo con li carcerati è con altri per posser vivere con poco di quiete, et per non essere offeso, che mi voglio retrattare sempre che haverò commodità, per mantenerli così in speranza perche non mi offendano, mentre stò quà, et anco che non facciano offendere li miei in Calabria, mà la verità è che non lhò ditto mai con animo di volerlo mettere ad effetto, perche quanto hò deposto avanti di Monsignor Vescovo di termole bona memoria è stata la pura è semplice verità. Et per questo non hò di che retrattarmi, et per amore di Iddio vi prego che questo negotio stia secreto, perche altrimente pericolaria dela vita et dell'anima". E i Giudici ordinarono che di questa deposizione non si rilasciasse copia(325). - Infine fu esaminato il Capece sul 2° articolo, sul quale era stato dato per testimone, vale a dire sulla volontà di ritrattarsi espressa dal Petrolo a più persone; e il Capece depose non saperne nulla.
      Così quest'ultima difesa di fra Dionisio, che sarebbe stata utilissima egualmente al Campanella, non riusciva punto bene.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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