Si comprende agevolmente, che non potremmo fare una rassegna minuta di tutte queste poesie senza allungar troppo la nostra narrazione, ma si comprende pure che non possiamo passarcela di volo, dovendo rilevarne specialmente ciò che può chiarire la vita intima del Campanella, ed anche la vita riposta per quanto è possibile, in questo notevole periodo della sua prigionia.
Poniamo in primo luogo alcuni Sonetti profetali, che si trovano disseminati nel presente gruppo di poesie, come ne abbiamo visto disseminati anche nel gruppo appartenente al periodo anteriore, e menzionati nel Syntagma quali Ritmi consolatorii, diretti a dar vigore agli amici. Uno di essi comincia col verso
La scola inimicissima del vero
e l'altro col verso
Mentre l'aquila invola e l'orso freme
(332).
Entrambi ebbero l'onore della stampa per cura dell'Adami, ma non senza mende, come del pari l'ebbe un terzo, che mostra quanto il Campanella tornasse volentieri su questo tema, per ricordare "il fine instante delle cose umane": esso fu dettato ad occasione di una richiesta avuta di scrivere qualche Commedia, e comincia col noto verso
Non piaccia a Dio che di comedie vaneetc.(333).
Chi mai potè fare tale richiesta al Campanella? Oseremmo dire Felice Gagliardo, che si è visto avere scritti più Prologhi di Commedie. Un altro Sonetto consolatorio di genere diverso è quello poco convenientemente intitolato "Al Principe di Bisignano", che è veramente un ricordo dell'essere stato il Principe rinchiuso nella medesima prigione, e dell'esserne poi finalmente uscito, onde il poeta ha motivo di dire
| |
Campanella Sonetti Syntagma Ritmi Adami Campanella Commedia Dio Campanella Felice Gagliardo Prologhi Commedie Sonetto Principe Bisignano Principe
|