Gran forza e speme tanto essempio adduce
(334):
vi si possono fare varie osservazioni circa il numero di anni passati dal Principe in prigione, circa i motivi della prigionia, ed anche circa i motivi del ritorno in libertà, ma a' poveri calabresi la sola "cessata ragione di Stato" dovea sembrare un motivo soddisfacente.
Passando alle Poesie politiche, ne troviamo solamente cinque, intitolate all'Italia, a Genova, a Venezia, a Roma, e "Roma a Germania"(335). Le tre prime furono poi pubblicate, le altre due furono scartate; ma quella all'Italia fu pubblicata sotto la forma di Canzone, mentre originariamente era stata composta in forma di Sonetto con appendici, e fu anche intitolata "Agl'italiani che attendono a poetare con le favole greche", mentre originariamente non aveva titolo determinato; nè sarà superfluo far avvertire, che le prime notizie delle proprie Poesie date dal Campanella nella lettera al Card.l Farnese del 1606, seguita dalle altre al Card.l S. Giorgio e al Re di Spagna, poi anche nel Memoriale al Papa del 1611, fanno distinta e principale menzione di tali poesie politiche(336).
Quella all'Italia può dirsi un vero Inno al primato italiano, nel quale son pure notevoli diversi concetti generali e particolari: l'essere cioè "sepoltura de' lumi suoi, d'esterni candeliere", il ferir sempre di nuovi affanni "lo stilense" il quale "quella patria honora che poi lui dishonora", il non cessar mai "di servir chi la paga d'ignoranza, discordia e servitute" alludendo certamente a Spagna ed a' Principotti italiani.
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