Del Campanella per la defensionecontro lo stuol traditoresco e rio",
e manifestamente esso deve dirsi scritto poco dopo il 15 novembre 1600, giacchè a questa data lo Spinola lo difese mentre era chiamato qual testimone dal Pizzoni; l'altro, senza dubbio di pari data e per la stessa circostanza, indirizzato a D. Francesco di Castiglia, che l'autore loda molto anche come poeta, cantore di donne sante, di cocenti amori, e perfino di Antiochia vinta. E forse egualmente al Castiglia, seguace del Tasso, deve dirsi indirizzato il Sonetto che nella Raccolta vien subito dopo(341): esso rappresenta una gentile ammonizione al seguace del Tasso, cui addita una meta più alta e abbastanza notevole per l'argomento della nostra narrazione, quella meta per la quale, il poeta dice, gioverebbe avere a guida Dante e Petrarca, scaldarsi al "fuoco de' lor petti", sentirsi il cuore punto "da giuste ire", elevarsi ed elevare
Al degno oggetto dell'umana mente
.
Ricordiamo inoltre qui il Sonetto indirizzato a un Sig.r Aurelio(342), un "canoro Cigno" tra' molti che si riunivano nelle Accademie napoletane, tanto più pullulanti quanto più avversate da Spagna. Non sapremmo, tra' mille Accademici di quel tempo, chi abbia potuto essere questo Sig.r Aurelio: ad ogni modo egli dovè vedere il Campanella ed eccitarlo a cantare di Cesare, e il Campanella se ne scusò adducendo le sue tristi condizioni,
Che in atra tomba piango i miei dolorisol pianto rimbombando il ferro e il sasso".
Ecco ora un Sonetto al Sig.r Troiano Magnati(343), un cavaliere del quale possiamo dare qualche notizia sicura.
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