Ond'io m'inchino a lei e per lei ti priegoch'a lei, et a te, et a noi Gentil ti mostri
il fatal pazzo Campanella aitando".
Ma alla Sig.ra Giulia il poeta chiede nè più nè meno che amore e in un Sonetto la dice
Gioia, idea, vita, luce, idolo, amore
,
e in un Madrigale ne loda la bellezza al punto, che dichiarandola superiore a Lia e Rachele egli si compiacerebbe di essere schiavo per sette e sette anni(356). Intanto ad istanza del Sig.r Francesco Gentile scrive un Madrigale per Flerida, forse anche il Sonetto che segue, più probabilmente ancora un altro Sonetto posto nella Raccolta dopo quello indirizzato a lui(357); e scrive inoltre il Madrigale alla Sig.ra Maria, dal quale si vede che il Gentile si compiaceva di fare il cascante a dritta ed a manca(358). Vogliamo credere che egualmente per lui egli indirizzi a Flerida un Madrigale, da cui si rileverebbe essere stati ammalati entrambi ed essere ciò accaduto alla fine dell'anno, naturalmente alla fine del 1600(359); dippiù il Sonetto col quale ne loda i nèi sul labbro e sul ginocchio, da' quali il poeta si lascia trasportare perfino
. . . . . sul consecrato fontedell'immortalitate all'appetito"(360),
onde poi riesce di comprendere quel Madrigale, in cui si accenna a un certo fiasco fatto e spiegato non senza sufficiente industria(361); finalmente anche il Sonetto in cui ringrazia Amore, l'altro sull'inestricabile laberinto d'Amore, e poi le Ottave e il Sonetto di sdegno, che dinotano una rottura completa e perfino villana(362). Ma non siamo sicuri che tutte le poesie amorose dirette a Flerida siano state scritte per conto del Gentile, e una parte di esse ha potuto essere stata scritta per conto dell'autore, massime dopo la rottura anzidetta: è certo d'altro lato che l'autore credè egli pure dilettevoli o piuttosto comodi simiglianti passatempi, onde abbiamo almeno sei Sonetti di relazioni amorose indubbiamente sue, non mancando nemmeno nel titolo di alcuni fra essi indicato specificatamente "l'Autore". Forse presso Flerida ed anche qualche altra fanciulla egli trovò distrazioni, come di sicuro ne trovò presso una Dianora, al cui indirizzo la Raccolta ci offre un Sonetto; vedremo poi, nel sèguito della nostra narrazione, attestato da lui medesimo in una sua lettera il ricordo di scherzi a' quali certe donzelle lo invitavano dalle finestre, ed attestato dal Gagliardo in alcune sue deposizioni il ricordo di una certa Oriana, o secondo l'uso del paese D. Oriana, nome ingarbugliato che risponde bene a quello di Dianora, la quale abitava sotto la prigione e gli conservava libri e scritti, fornendoli ad ogni sua richiesta mediante una cordicina.
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