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      I libri parrocchiali del Castel nuovo ci dànno un po' di luce anche in questa come ce l'hanno data in altre circostanze: vi era un "Petrillo" figlio dello speziale del Castello Ottavio Cesarano e di Polissena Cammardella; nato nel 1583, egli morì nel 1603, ed avea quindi poco più di 17 anni allorchè comparve al filosofo, e doveva essere leggiadro come uno di que' fiorellini i quali, al vederli, fanno temere che ben presto piegheranno il capo(368). Grande meraviglia ci avea recato il non trovare qualche poesia diretta dal filosofo al suo migliore aiuto, al chirurgo Scipione Cammardella; ma ecco che lo vediamo onorato in persona del nipote, il quale verosimilmente l'accompagnò in taluna delle prime visite e poi più tardi, quando il filosofo era sempre assai sofferente, e in principio tuttora non fiducioso al punto da fargli comprendere la simulazione della pazzia, in sèguito divenuto fiducioso in modo da mostrarglisi un vero e buono sapiente.
      Furono queste le poesie che il Campanella compose dal maggio 1600 al 2 agosto 1601, e tutt'al più una sola di esse potrebbe dirsi apocrifa nella Raccolta fattane da fra Pietro, quella intitolata "Sonetto di Horatio di G." etc.(369). Sicuramente dopo il detto periodo egli non cessò dal poetare, ed anzi allora appunto compose le maggiori sue poesie, che si leggono nella Scelta pubblicatane più tardi dall'Adami: cercheremo a tempo e luogo di determinare, se sarà possibile, la data almeno di taluna di esse.
      Veniamo alle opere alle quali il Campanella attese consecutivamente, e per ora a quelle composte dall'agosto 1601 fin verso la fine del 1602, cioè fino a che si compì il processo dell'eresia.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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