Bisogna del resto ricordare ancora che nè il carcere perpetuo, nè l'irremissibile, importavano assolutamente la ritenzione vita durante, come dalla loro denominazione si potrebbe inferire; il S.to Officio non isconosceva del tutto la massima del foro laico, che cioè il carcere doveva servire a custodia e non a pena, e quindi soleva condonare il carcere perpetuo dopo tre anni, ed il carcere irremissibile dopo otto anni(387). - Queste considerazioni non poterono certamente sfuggire al Governo Vicereale, che a simili argomenti attendeva con molta premura in que' tempi, ma non ci pare che siano state fatte da coloro i quali si sono occupati del Campanella; e però si sono avuti giudizii veramente un po' strani sullo spirito della condanna che il Campanella ebbe da Roma, sull'atroce condotta del Governo Vicereale verso di lui, sulla stessa determinazione presa in Roma, quando, dopo tanti anni di ritenzione in Napoli, il Campanella giunto nelle carceri Romane finì per acquistare la libertà. Certamente il Campanella fu da Roma giudicato colpevole in eresia, e non sapremmo punto ammettere che il S.to Officio gli avesse dato una condanna al carcere irremissibile senza motivo, o per semplice finzione con lo scopo di trarlo a Roma: se i compagni del Campanella furono sottoposti a tortura ed obbligati ad abiurare come sospetti leggermente o veementemente di eresia, come mai si può concepire che egli non sia stato giudicato eretico? Forse potè non essere ritenuto plenariamente convinto, come si era riconosciuto dai Giudici per fra Dionisio; ma anche ammesso ciò pel Campanella, il cui caso era veramente più grave di quello di fra Dionisio, rimane sempre a spiegarsi come mai potè avere la condanna che ebbe.
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