A noi basta assodare che non vi fu, come non vi poteva essere, una grave dispiacenza del Governo Vicereale per quella specie di condanne, e che esso non ne rimase irritato più di quanto lo era già per molti altri fatti, ed in ultimo luogo pel lunghissimo tempo impiegato nello svolgimento della causa e per la fuga di fra Dionisio; vedremo in sèguito che la sua irritazione crebbe veramente più tardi per qualche altro fatto, il quale esacerbò la diffidenza e il sospetto, aggiungendovi il risentimento e il puntiglio della peggiore specie.
Pervenuta in Napoli la risoluzione di Roma, non rimaneva che spedire la causa secondo il dettato di essa. Si sarebbe potuto farlo in pochissimi giorni, ed invece, non sapremmo dire per quale motivo, scorse oltre un mese, e le sentenze e gli atti ultimi non si compirono che al principio dell'anno seguente: lo stesso fra Pietro Ponzio, per lo quale era stato ordinato il rilascio semplice, e già il Nunzio avea più volte dato a Roma promesse formali di sollecita spedizione, non si vide libero e dovè attendere ancora. Il Nunzio si limitò a partecipare al Card.l Borghese di aver ricevuta la risoluzione presa intorno alla causa del S.to Officio, e di aver fatto sapere al Vescovo di Caserta, che era sempre pronto ad intervenire nella spedizione di detta causa(388).
L'8 gennaio 1603 si venne finalmente alla spedizione della causa. Secondo lo stile del S.to Officio, le sentenze furono prima scritte, e quindi promulgate e lette dal Notaro della causa agl'interessati, non essendo lecito fare altrimenti sotto pena di nullità. Si cominciò dal Campanella(389). La sentenza, sottoscritta da' tre Giudici, diceva che, viste le informazioni e gli Atti, visto il tenore della lettera del Card.l Borghese scritta il 29 novembre 1602 d'ordine de' Cardinali sommi Inquisitori, in esecuzione di detta lettera essi Giudici provvedevano e decretavano, che per le cause di eresia per le quali trovavasi carcerato e detenuto il Campanella doveva essere condannato, come con quel decreto era condannato, sua vita durante alle carceri formali della S.ta Inquisizione in Roma etc. etc., ripetendo la condanna e la pena ne' termini precisi da Roma trasmessi.
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