Nel medesimo giorno suddetto il Prezioso, chiamato il Campanella con l'intervento di due testimoni, i Rev.di D. Antonio Peri e D. Vincenzo Pagano, gl'intimò e lesse la sentenza audiente et intelligente, e ne rogò un Atto appunto in questi termini. Dunque il Campanella udiva e comprendeva, e non tenevasi più conto della sua pazzia, circostanza di cui non avea da dolersi certamente il Governo Vicereale: intanto, in una ricevuta di piccolo sussidio tratto dalla somma venuta di Calabria, alla data del 30 marzo 1603, trovasi che la parte spettante al Campanella era ancora esatta da fra Pietro di Stilo, il quale dichiarava di aver "pensiero" della persona del Campanella, naturalmente perchè pazzo(390). Si venne poi a fra Paolo della Grotteria, per lo quale la sentenza, scritta con lo stesso formulario, decretava il rilascio dalle carceri con l'indicazione delle penitenze impostegli (recitare in giorni determinati l'ufficio de' morti, il Credo, i Salmi penitenziali e le Litanie, recitare ogni giorno il Rosario, digiunare il sabato) "riservatane la moderazione, la mitigazione e la commutazione a' Cardinali sommi Inquisitori". Ed egualmente il Prezioso, con le cautele medesime, gli lesse la sentenza audiente et bene intelligente, et omnia acceptante; più tardi poi, scorse oltre due settimane, gli consegnò la copia delle dette penitenze salutari, rogandone un altro Atto innanzi a due altri testimoni, uno de' quali era Martino Sances carceriere. Ma bisogna notare che il rilascio di fra Paolo rifletteva le cause di S.to Officio, e poichè egli era inquisito anche della ribellione, continuò a rimanere in carcere.
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