Come fin da principio, così anche adesso il Campanella era danneggiato dall'imprudenza, dalla loquacità, dalle vanterie di fra Dionisio, il quale non si smentì mai in tutta la sua vita; e bisogna sommare anche queste circostanze con tutte le altre, per intendere il contegno del Governo Vicereale verso il povero frate, ritenuto sempre pericoloso per la sicurezza e la fede del Regno. Vedremo più in là che fin dal momento in cui giunse la notizia dell'imbarco di fra Dionisio sull'armata turca, il Campanella fu rinchiuso in un carcere molto più duro. - Poniamo intanto qui che il Cicala in quest'anno, come ne' tre precedenti, non potè compiere alcuna impresa contro la Calabria, ed anzi
fu notevolmente disgraziato: gioverà conoscere quanto avvenne tra napoletani e turchi in detto periodo di tempo. Dopo l'inutile venuta in Calabria nel 1599, egli uscì di nuovo da Costantinopoli in luglio 1600 con 30 galere, portando scale, zappe e badili, con l'intenzione, per quanto fu riferito, di scendere a Cotrone, sicchè venne spedito a quella volta il Priore di Capua D. Vincenzo Carafa: e il Cicala mandò, come allora si diceva, "due lingue" cioè due galere a prender lingua, a ricevere e dare notizie in Puglia e in Calabria, e scrisse anche al Vicerè, il 14 settembre, che passerebbe nella fossa di S. Giovanni, "quando non per altro, per sbarcare il Sig.r Carlo suo fratello escluso dal possesso del Ducato di Nixia"; ma un grosso temporale lo colse alla Vallona, e lo costrinse a ritirarsi in Costantinopoli, dove rientrò a' primi di dicembre.
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