Se ne tornò quindi il Cicala anche prima del solito a Costantinopoli, in novembre, e vi fu universalmente biasimato, tanto più che al tempo stesso giunse la nuova che i napoletani aveano fatta una diversione in Algieri e presa Bugia nell'ottobre. Da ultimo nell'anno presente 1603 egli uscì di nuovo in luglio con 37 galere che poi si accrebbero sino a 60, ma dovè in agosto liberarsi di parecchie di esse andate a male per vetustà, ed impazientito le fece vendere in Negroponte, rinunziando a tutti i suoi progetti e contentandosi di rimanere nell'Arcipelago a dar la caccia alle navi che andavano in cerca di grani: così fra Dionisio non giunse nemmeno a vedere le coste della Calabria, e il Cicala, compiuti i servizii annuali in Salonicco, in Scio, in Alessandria, rientrò a' primi giorni dell'anno seguente in Costantinopoli. Aggiungiamo che quivi era pur allora morto il Gran Signore "senza precedente male", come scrisse il Bailo Contarini, e succeduto Achmet giovanetto a 13 anni; e con suo dispiacere il Cicala dovè abbandonare il capitanato marittimo, inviare la moglie e la suocera al Serragl
io e recarsi come generalissimo in Persia.
Giungeva frattanto, il 19 settembre, la risoluzione di S. S.tà circa il dubbio sorto pel matrimonio di D. Pietro de Vera(422). S. S.tà non credeva conveniente che un coniugato giudicasse cause di persone ecclesiastiche; ordinava quindi al Nunzio che "per sè solo" conoscesse, spedisse e terminasse per giustizia le dette cause, ma contentavasi che D. Pietro lo assistesse nel conoscerle e spedirle, rimanendo "la totale giuridittione" presso il Nunzio.
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