Così tanto nel Vicerè quanto in D. Pietro de Vera si vide una mollezza, una fiaccona, da doversi dire che già si era deciso di opporsi a Roma col non far nulla: e non è dubbio che D. Pietro trovavasi nello stadio più acuto dell'"attender solo a star allegramente innamorato della propria moglie" come ci lasciò scritto il Bucca; ma se il Vicerè avesse voluto, D. Pietro avrebbe adempito all'ufficio suo.
Il 3 ottobre, e poi il 9, e poi ancora il 17, il Nunzio faceva sapere a Roma, che il Vicerè avea commesso a D. Pietro di andare a vederlo, che D. Pietro non era venuto ed il Vicerè avea detto che vi sarebbe andato ad ogni modo, che poi D. Pietro avea mandato a fare le sue scuse con l'assicurazione che sarebbe venuto nella prossima settimana(426). - Ma in che modo fu appresa in Roma l'interpetrazione data dal Nunzio alla risoluzione di S. S.tà? Il 24 ottobre il Card.l Borghese, partecipando al Nunzio che la lettera del 26 settembre era stata letta in Congregazione innanzi a S. S.tà, diceva laconicamente, "in risposta non mi occorre altro, se non ch'ella si regoli conforme a quel che sopra di ciò per ordine della S.tà sua le fù scritto". Riesce impossibile vedere in queste parole un consentimento; tutt'al più vi si potrebbe vedere un'acquiescenza, ma vi si trova ad ogni modo ripetuto l'ordine di adempiere alla risoluzione quale era stata trasmessa(427).
Finalmente in data del 7 novembre il Nunzio fece sapere a Roma essersi dato ordine che i frati, i quali avevano avuto il termine alle difese avessero l'Avvocato e il Procuratore, per poter poi finire il negozio coll'intervento del Sig.r D. Pietro de Vera(428). Non apparisce qui chiaramente che D. Pietro abbia preso parte nella decisione di dare quell'ordine, ma parrebbe piuttosto di no.
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