Riferì inoltre che avendo più volte discorso da solo a solo col Campanella del testamento vecchio e del miracolo di Mosè al mare rosso, egli avea detto "che ne credesse solo quello che havea potuto essere naturalmente, et che l'altre cose che non potevano essere naturalmente non bisognava crederle, ancor che fussero scritte alla biblia" etc.; che poi gli aveva pure insegnato in Castello come dovesse adorare Dio, facendoglielo scrivere ed anche scrivendoglielo di sua mano, cioè a dire in piedi, col capo scoperto o coperto a volontà, guardando al cielo e recitando alcuni determinati salmi (ved. nel d.to Doc.) ma senza terminare col Gloria Patri etc., non credendo alla 2a e 3a persona della Trinità, ed invece dicendo: "Deo optimo maximo, potentissimo et sapientissimo, io te prego è supplico per lo fato armonia et necessità, per la potentia sapientia et amore et per te medemo, et per il cielo è per la terra et per le stelle erranti è fisse...". E gli aveva insegnato egualmente come dovesse adorare il sole e la luna, guardando in piedi, coperto o scoperto, fissamente il sole al nascere o al tramontare, e dicendo, "O sacro santo sole, lampa del cielo, patre della natura, portatore delle cose à noi mortali, conduttieri dela nostra Simblea" etc. per poi dimandare ciò che desiderava; ed alla luna, "Matre di tenebre" etc. etc. facendo lo stesso anche verso ciascun pianeta, le quattro parti del mondo e gli angeli che ad esse presedevano. Conchiuse poi il Gagliardo affermando, che con tali preghiere non aveva mai ottenuto nulla, che le eresie apprese dal Pisano e dal Campanella erano "capricci di huomini bestiali, dissoluti, senza fondamento di ragione alcuna", che il Campanella talora gli diceva certe cose e talora il contrario, e quando egli dimandava il motivo di queste contradizioni, gli rispondeva non essere stato inteso bene la prima volta.
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