Il fatto poi egualmente grave dell'imbarco sull'armata turca, veleggiando verso il Regno, fu dissimulato dal Campanella costantemente, e col proposito suo di volerlo dissimulare si spiega benissimo l'aver confuso il passaggio al torrione del Castel nuovo, il disegno di evasione scoperto, il trasporto a Castel S>. Elmo, tre avvenimenti affatto distinti e verificatisi in tre tempi diversi.
Veniamo appunto alla faccenda del disegno di evasione scoperto e del passaggio a S. Elmo. Come dicevamo, il Nunzio ne fece menzione egli pure nelle sue lettere a Roma. Dopo circa otto mesi di silenzio, ripigliando la sua corrispondenza, nella lettera del 23 luglio 1604 egli ritesseva la storia delle peripezie avvenute per la spedizione della causa; riproduceva il fatto del matrimonio di D. Pietro de Vera, ricordava la risoluzione presa da S. S.tà per tale circostanza, esponeva le sue sollecitazioni continue per venire a qualche conclusione". E soggiungeva: "Ma l'essersi scoperto quà un certo Greco che praticava di fare scappare di Castello Fra Tommaso Campanella, come scappò Fra Dionisio Pontio et un'altro suo compagno, hà tenuto il negotio sospeso in modo, che non si è potuto trattar della sua speditione. Finalmente sabato passato fummo insieme, et quanto al detto Campanella S. E. l'hà fatto condurre nel Castello di S. Elmo, et non vuole che per ancora si tratti della sua speditione, crederò io, per quanto scuopro, per non haver interamente chiarito questa pratica che si teneva per la sua liberatione.
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