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      Il Carteggio Veneto ci mostra che da un pezzo trovavasi nel Castel nuovo un Pietro Lanza, bandito di Corfù, al quale facevano capo i parecchi Greci che venivano in Napoli con progetti di imprese da corsari contro i turchi. Il Lanza, già capo delle spie del Levante per conto del Governo Vicereale, si era dilettato di simili imprese perfino nell'Adriatico, che la Serenissima considerava come suo Golfo: dietro richiami del Residente il Vicerè Conte di Lemos lo rinchiuse nel Castel nuovo (6 novembre 1599), ma dandogli tutto il Castello per carcere e speranza di prossima libertà. Egli propose allora alla Viceregina, e costei accettò, di mandare due feluche in corso alla Vallona "nelle viscere de i stati da mare di quella Serenissima repubblica", come diceva lamentandosi il Residente, e nel marzo 1600 fu liberato per tentare l'impresa, essendo stato il suo ufficio già dato a un Jeronimo Combi: fatti i preparativi, il Lanza si unì con un Michele Protetri, egualmente bandito di Corfù e corsaro, venuto in Napoli a rilevarlo, e con lui si partì di notte segretamente (7 maggio 1602). Cercarono insieme d'impadronirsi di una nave Buduana nelle marine di Otranto, ma non riuscirono: il Lanza tornò a Napoli e dovè rientrare nel Castel nuovo (7 agosto 1602). Quivi egli non cessò mai di far progetti contro i turchi, lusingando le cupidigie spagnuole, e giunse a prevalere su Jeronimo Combi e ad avere diversi incarichi di spedizioni segrete: nè gli mancarono mai collaboratori levantini, specialmente Greci, che venivano in Napoli e si dirigevano appunto a lui nel Castel nuovo, con disegni di sorprendere senza pericolo, sicuramente, il tale o tal altro Castello turco e farvi ottima preda(446). Riesce quindi del tutto verosimile che qualcuno di costoro siasi preso l'incarico di procurare la fuga del Campanella, e che inoltre rappresenti quel Signore il quale poi finì per tradirlo e rivelarne i disegni, secondo ciò che ne lasciò scritto il Campanella medesimo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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