Il Campanella poteva servirsene per difesa, essendo ricominciato ad apparire il bisogno di ulteriori difese, e così come già si è visto aver fatto altre volte, egli passava immediatamente a comporre opere adatte a' suoi bisogni: aggiungiamo che il trattato potrebbe ancora trovarsi in qualche Biblioteca, essendo stato mandato allo Scioppio, ma per l'autore andò certamente perduto insieme co' libri di Astronomia, che gli furono tolti dietro una perquisizione ordinata dal Nunzio il 1611, come apparisce dal Syntagma, nel quale per altro la data di composizione di questi libri si mostra esposta in una maniera impossibile. S'intende poi che il Campanella in tutto questo tempo continuò a comporre poesie, e che esse ci furono conservate solamente in parte, rimanendo eliminate le poesie confidenziali. È molto verosimile che debbano assegnarsi alla prima metà del tempo trascorso nel torrione le tre Salmodie, che vennero riportate in ultimo luogo nella scelta data alle stampe, dicendosi nel Syntagma che ve ne furono di quelle servite a rinvigorire gli amici ne' tormenti; esse sarebbero state composte a' primi del gennaio 1603, quando tre de' frati suoi compagni furono tormentati, e bisogna dire che veramente poterono servire pel solo fra Pietro di Stilo. Negli elenchi delle opere inviati a' Cardinali ed al Re si trova anche citata tra le Rime la "Salmodia della legge naturale e divina in tutte cose", ma essendo stati quegli elenchi compilati il 1606-1607, parecchie altre Salmodie poterono essere indicate sotto quella dicitura così generale; tuttavia le tre sopradette appariscono Inni suggeriti dalla speranza di un termine de' trav
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