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      Napoli, così vicina, non poteva rimanersi indifferente, e dal Carteggio del Residente Veneto Agostin Dolce si rilevano, con le rispettive date, i fatti avvenuti allora nella città. I Gesuiti, irritati anche per essere stati espulsi da Venezia i frati del loro ordine insieme co' Teatini e Cappuccini ossequenti al Papa, gridavano nelle scuole contro Venezia e diffondevano per la città alcuni presagi tratti specialmente dal libro di M.° Antonio Arquato medico (in ciò i Gesuiti s'incontravano col Campanella). Il Nunzio Mons.r Guglielmo Bastoni Vescovo di Pavia, successo all'Aldobrandini fin dal dicembre passato, benediceva pubblicamente la capitana delle galere che partivano sotto il comando del Marchese di S.ta Croce per fare una dimostrazione ostile a Venezia, mentre un inviato, Ugo de Moncada, andava a Roma per dichiarare il Vicerè pronto a vendicare con la persona e col Regno le offese che fossero fatte a S.ta Chiesa, emulando le offerte del Conte di Fuentes Governatore di Milano e de' Duchi di Modena e di Urbino. Ma appunto a' primi di agosto si venne a sapere che il Marchese di S.ta Croce si era limitato a veleggiare nelle acque di Brindisi, ciò che in realtà non era tollerato da' Veneziani, ma avea finito poi col rivolgersi contro i pirati di Durazzo ed espugnare questa città; che per armare le galere si era preso il danaro de' privati dal Banco di S. Eligio; che bisognava pensare a provvedersi di grano poichè quello promesso, da doversi estrarre dalla Marca d'Ancona, non sarebbe più venuto; che mancando il danaro, ed essendo le gabelle divenute insopportabili, già si pensava di sospendere il pagamento degli interessi agli assegnatarii (creditori dello Stato) come poi si verificò; che per tutte queste ragioni non si sarebbe passato alle armi, e in ultima analisi da Spagna erano venuti anche ordini di non passare alle armi(478). Naturalmente il Campanella dovè giudicare che oramai poteva provarsi presso un Papa tanto attaccato all'immunità da pretenderla anche là dove non c'era mai stata, e tanto poco avveduto da compromettere a quel modo l'autorità Pontificia, riducendosi poi a supplicare almeno l'invio da Napoli di un'Ambasciata a Venezia per trattare la pace, ciò che fu commesso a D. Francesco de Castro accompagnato dal Duca di Vietri, due nostre vecchie conoscenze.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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