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      ente intendere essere stato lui medesimo in relazione co' diavoli per mezzo del Gagliardo, reca un'altra delle risposte avute là dove dice, "Astrologo per juvenem interroganti de multis dixerunt, quod ipse scripsisset de libero arbitrio, sed rectius Calvinum". Dopo tutto ciò si ammetta pure che tra le bizzarrie del Gagliardo, durante l'evocazione de' diavoli, vi sia stata quella di far pronostici su Roma e su Venezia; ma nessuno vorrà credere che il Campanella abbia prese sul serio altrettali visioni, e non le abbia rivedute e corrette, aggiungendovi del suo tante singolari particolarità oltrechè una coda non indifferente, in vista de' suoi gravi bisogni. Nè ci sembra punto temerario il ritenere che le visioni consecutive degli angeli, e le facoltà ottenute da Dio, siano del medesimo stampo; e tutto il garbuglio ci apparisce consentaneo all'indole del Campanella, perpetuamente motteggiatrice anche nelle circostanze più terribili, rimanendo vero soltanto che Dio gli avea concesse facoltà intellettive ed operative straordinarie, atte a costituirlo, secondo il suo concetto, condottiero della umanità con un migliore indirizzo.
      Ma dunque il Campanella potè mentire a tal segno? Eh sì, non c'è da farne le meraviglie, e c'è da farle invece perchè si sia mancato di riconoscerlo, mentre egli non mancò di dichiararlo, segnatamente nelle sue Poesie; nè adoperò alcuna circumlocuzione nel dichiararlo, e se i posteri non hanno voluto capirlo, la colpa senza dubbio non fu sua. Egli disse nettamente che era "bello il mentire" in determinate circostanze, appellandosi agli esempî della storia sacra e profana, e non meno nettamente pure disse che i savii, per schifar la morte, "furon forzati a dire e fare e vivere come gli pazzi, se ben nel lor segreto hanno altro avviso"(482). Nè fu propriamente lui che inventò la trista massima "intus ut libet, foris ut moris est", bensì egli fu costretto a seguirla; nè ci sorprenderebbe che si gridasse allo scandalo, comunque pur oggi si tolleri con la più grande indifferenza che quella massima sia seguita gloriosamente da tanti e tanti, senza pur l'ombra delle condizioni del Campanella; basta considerare il numero grandissimo degli spiriti forti in religione, e de' partigiani de' così(483) detti grandi principii in politica, che quasi sempre "nel lor segreto hanno altro avviso" per onta e malanno dell'umanità. Ma bisogna anche guardarsi dal comparare le cose grandi alle meschine, e però aggiungiamo di non credere che possa rimanerne vulnerata la fama del Campanella presso le persone non volgari.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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