Il fatto trovasi notato da un pezzo quasi come una scoperta, mentre, se fossero state sempre lette con attenzione le cose del Campanella, si sarebbe visto che da lui medesimo non era stato taciuto(484): pertanto esso ti rimane molte volte incerto se l'autore abbia veramente voluto convincerti appieno sull'opinione che sostiene, o invece illuminarti meglio su quella che combatte; sempre poi ti obbliga a riflettere su quello che espone e su quello che non può esporre, su quello che spesso accenna doversi fare e che s'intende non poter fare. Ma il nostro assunto ci trattiene dall'affisare lo sguardo in questo orizzonte elevato, e ci richiama al penoso viaggio pedestre che abbiamo intrapreso: solo dimandiamo di poter dichiarare ancora una volta, che a nostro modo di vedere è indispensabile farlo questo viaggio prima di librarsi a volo, in caso contrario si correrà il rischio di una falsa strada(485).
IV. Noi potremmo fermarci qui, bastandoci di aver mostrato non senza una certa larghezza le tre principali occasioni e maniere, nelle quali il Campanella, dando un termine manifesto alla sua pazzia, tentò successivamente ed infruttuosamente, presso lo Stato e presso la Chiesa, di essere ascoltato per non rimanere sepolto nella fossa di S. Elmo. Ci parrebbe tuttavia di non avere esaurito il nostro còmpito, se non narrassimo anche il sèguito de' tentativi da lui fatti ulteriormente ed a breve intervallo, non solo presso la Curia Romana, ma anche presso la Corte di Madrid e presso le Corti Cattoliche di Germania, con tutte quelle lettere e mediante tutte quelle persone che abbiamo avuto bisogno di citare più volte.
| |
Campanella Campanella Stato Chiesa S. Elmo Curia Romana Corte Madrid Corti Cattoliche Germania
|