Nello stesso anno 1606, quasi immediatamente dopo di essersi rivolto al Papa, egli invocò l'aiuto del Card.le d'Ascoli (fra Girolamo Bernerio Domenicano, protettore dell'Ordine), e poi anche quello de' Card.li Farnese e S. Giorgio. Non è pervenuta fino a noi la lettera diretta al Card.le d'Ascoli, ma n'è rimasta soltanto la notizia nelle altre dirette agli altri Cardinali. Queste furono scritte in data del 30 agosto 1606, cioè 17 giorni dopo che era stata scritta la lettera al Papa, ed offrono gli argomenti medesimi addotti al Papa, con poche varianti ed un cenno fugace delle rivelazioni intorno a Venezia. Sempre rifacendo la storia delle cose di Calabria in una maniera adattata alla sua difesa, dichiarando di essersi salvato con la stoltezza dove era odiosa la virtù e di aver finto contro la violenza dietro l'esempio di David, annunziando grandi rivelazioni avute e le grazie de' miracoli per beneficio della Chiesa, supplicò che fosse ascoltato de jure e che l'aiutassero a farlo chiamare a Roma anche condizionatamente; aggiunse l'elenco delle promesse fatte ad utile del Re e della Chiesa, come pure l'elenco dei libri fin allora composti per dimostrare che egli era in grado di mantenere le sue promesse(486). È superfluo dire che non ottenne nulla; probabilmente non ebbe nemmeno una risposta da qualcuno de' Porporati suddetti.
Ma ne' primi mesi del 1607 nuove e più forti speranze si destarono nel Campanella, avendo già potuto acquistare la conoscenza di Gaspare Scioppio oltre quella di Giovanni Fabre, spinti da' Fuggers in aiuto suo.
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