istarsi la grazia e l'interesse de' potenti, non destavano allora le diffidenze di oggidì se non presso i ben pochi spregiudicati; si può dire che esse giovarono più che nocquero, e forse contribuirono sopra ogni altra cosa ad infervorare i Fuggers nella protezione del Campanella. Lo Scioppio riusciva pel filosofo un uomo provvidenziale, essendo confidente della Curia Romana e destinato ad avvicinare l'Imperatore Rodolfo, l'Arciduca Massimiliano di Baviera, l'Arciduca Ferdinando di Austria e tutti que' Principi di Germania che erano impegnati con Spagna a sostenere gl'interessi del Cattolicismo; il Fabre poi riusciva sempre un buono assistente ed un utile intermediario per la corrispondenza, la quale era già avviata da un pezzo tra i Fuggers residenti in Augusta e il Campanella, venendo le lettere dirette a un Marco Velsero gentiluomo di molta levatura ed influenza e non a' Fuggers, e d'allora in poi doveva allargarsi comprendendo anche le lettere dello Scioppio. Motori di tutte queste pratiche erano, come ben si vede, i Fuggers, e di essi specialmente Giorgio, mentre in Napoli si prestava con tenera sollecitudine fra Serafino di Nocera, che il Campanella chiamava suo "tutore"; per altro Giorgio mandò talvolta anche qualche suo agente particolare, dapprima forse un Sigismondo, che trovasi nominato nell'Epistolario napoletano ma che potrebb'essere veramente un incaricato dello Scioppio, più tardi poi un Daniele Stefano di Augusta, che trovasi nominato nell'Epistolario romano e che deve dirsi con sicurezza un agente di Giorgio.
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