Ma nessuna sollecitudine egli mostrò presso il Papa; e non deve nemmeno sfuggire che egualmente Mons.r Querengo non si adoperò presso il Papa, mentre non solo era suo Prelato domestico assai ben veduto, ma anche, secondo l'Eritreo, precettore ed aio del nipote di lui Gio. Battista Vittorio. Sicuramente al Papa non dovea piacere di udire a parlare del Campanella, e niuno osò affrontarne il disgusto; ma è chiaro che vennero grandemente ridotte le promesse di aiuto fatte dallo Scioppio, per le quali il Campanella era condisceso a dargli nelle mani tutte le opere sue. Poniamo qui che ad occasione delle commendatizie promesse dal Querengo dietro le istanze dello Scioppio, il Campanella scrisse al Querengo una lettera di ringraziamento notevolissima, con molti cenni della sua vita passata, de' suoi studii e del suo modo di filosofare: verso il tempo medesimo scrisse una lettera non meno notevole a Cristoforo Pflugh, per rimoverlo da una tresca lasciva alla quale si era abbandonato in Siena, ed eccitarlo ad andarsene con lo Scioppio che preparavasi a partire per la Germania(494). - Ma importantissime riescono per la nostra narrazione le lettere che in questo periodo il Campanella scrisse al Re di Spagna, all'Imperatore, agli Arciduchi d'Austria, e che lo Scioppio dovea far ricapitare o presentare personalmente. Esse vennero scritte senza dubbio nel 1607, come risulta dal vedere che il Campanella vi si dichiara sempre carcerato "da 8 anni"; e può dirsi anche essere state scritte tra il giugno e il luglio, poichè quella diretta al Re, scritta prima delle altre, reca nell'elenco delle opere "La esamina di tutte le sètte" etc. ossia l'Ateismo debellato allora appunto condotto a termine.
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