Pagina (610/741)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tuttavia non deve sfuggire che se in dritto il non essersi proceduto alla sentenza fu una solenne ingiustizia, nel fatto solamente in tal guisa il Campanella riuscì ad aver salva la vita, non potendo dubitarsi che la sentenza del tribunale Apostolico, anche col nuovo Nunzio e col nuovo Consigliere, sarebbe stata sempre la degradazione e la consegna alla Curia secolare e quindi l'ultimo supplizio. Così bisogna pure guardarsi dal maledire l'interruzione della causa, e bisogna piuttosto esser grati alla lotta giurisdizionale, alle superbie, alle pretensioni, alle diffidenze, a' puntigli, all'abbandono; perfino all'abbandono, poichè se Roma avesse insistito su ciò che era veramente un suo dritto, la cosa non sarebbe andata affatto meglio pel povero Campanella, e si è visto che egli medesimo si protestava energicamente che la sua causa non doveva terminare in Napoli.
      Circa la seconda quistione, non ci pare dubbio che i due fatti egualmente notevoli, cioè la pervicacia e crudeltà del Governo Vicereale nel non desistere da un'ingiustizia, e l'indolenza e mollezza della Curia Romana nel non reclamare seriamente un suo dritto per anni ed anni, si spieghino solamente con l'opinione divenuta comune ad entrambe le parti, che il Campanella fosse un uomo pericoloso per lo Stato e per la Chiesa. Possiamo aggiungere senza esitazione, che più si mostrava la rigogliosa vitalità del prigioniero, più si veniva a manifestare la sua dottrina, la sua energia, la sua versatilità, la sua vena inesauribile, più doveva egli essere giudicato pericoloso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





Campanella Apostolico Nunzio Consigliere Curia Roma Campanella Napoli Governo Vicereale Curia Romana Campanella Stato Chiesa