Tutto ciò mena a far ritenere che durante la prigionia di Napoli l'abbandono del Campanella fosse dipeso anche dalla sua condizione di delinquente politico, giacchè di simili abbandoni si ebbe pure un altro esempio più spaventoso sotto lo stesso Pontificato di Papa Urbano: è noto come finì l'allievo del Campanella fra Tommaso Pignatelli, reo di Stato in un ordine incomparabilmente inferiore a quello del suo maestro, abbandonato al giudizio di un ecclesiastico gradito al Vicerè nominato dal Nunzio per delegazione avutane dal Papa; egli fu atrocemente strangolato, dopochè quell'ecclesiastico, con la semplice assistenza di un Consigliere Regio, lo sentenziò reo di lesa Maestà, e bisogna tenerlo presente quando si discute de' casi del Campanella. Del resto la sola condizione di condannato per eresia bastava a far sì che Roma si curasse poco o niente del Campanella prigione, e sarebbe strano il pretendere che avesse dovuto mostrare tenerezze per lui. Qui dunque, speriamo, nessuno vorrà attendersida noi vederci ingrossar la voce contro Roma: noi invece siamo dolenti di ciò che accadde più tardi e che è da tutti glorificato, della benevolenza mostrata al Campanella da Papa Urbano, la quale per verità non fu punto disinteressata, e in ultima analisi finì con la compromissione, con l'esilio, con l'abbandono spietato del filosofo nella più affliggente miseria. Ma pel nostro assunto ci preme ora solamente rilevare e spiegare la condotta di Roma verso il Campanella durante la prigionia.
| |
Napoli Campanella Pontificato Papa Urbano Campanella Tommaso Pignatelli Stato Vicerè Nunzio Papa Consigliere Regio Maestà Campanella Roma Campanella Roma Campanella Papa Urbano Roma Campanella
|