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      Talora in buona fede, più sovente con lo scopo di giovare al prigioniero, lo si disse candido ed ingenuo, vittima del suo spirito d'innovazione scientifica, avversato dagl'invidiosi; si accreditarono le sue discolpe, e fu agevole dimostrarle giuste nominando certe opere da lui scritte; si diffuse che Spagna gli negava la libertà per errore e per tirannia, che Roma l'avrebbe voluto e l'avea voluto, che il Papa era tutto per lui. Cominciò quindi a ritenersi, press'a poco come fino ad oggi i più gravi biografi del Campanella hanno mostrato di ritenere, che egli avea solamente fatto presagi e raccolto profezie per dimostrare la imminente fine del mondo e il secolo d'oro da doversi godere prima di essa, che della congiura era affatto innocente, che il Papa con la sua condanna in materia di S.to Officio aveva inteso trarlo a Roma per toglierlo dalle mani di Spagna, che Spagna lo teneva violentemente prigione in Napoli non avendo potuto trovare tanto che bastasse a farlo condannare, che era infine stato disperso, celato o bruciato il processo, per impedire che l'innocenza fosse riconosciuta e l'analoga sentenza fosse pronunziata. Le denegazioni del Campanella sempre più spinte nel conoscere che il processo non si trovava più, l'interesse spiegato per lui dal Massimi Nunzio del Papa a Madrid, quindi la sua fuga a Roma non appena uscito dalle mani del Governo Vicereale, la sua prigionia nel carcere del S.{to} Officio in Roma per soli tre anni e non perpetuamente giusta le consuetudini non a tutti note, di poi la benevolenza mostratagli da Urbano VIII senza essersene capiti i veri motivi, tutti questi fatti suggellarono l'opinione che egli era stato davvero innocente, oppresso da Spagna, protetto da Roma; e vi furono allora, come vi sono stati di poi e vi sono ancor oggi, ammiratori del filosofo credutisi in obbligo di purgarlo dalle calunnie sofferte e di cantare le glorie del Papato che spiegò tanto favore verso di lui(513). Sappiamo che perfino un cronista calabrese contemporaneo, Gio.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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