(281) Ved. Doc. 123, pag. 72.
(282) Ved. Doc. 407, pag. 507.
(283) Ved. Doc. 406, pag. 506.
(284) Ved. la nostra Copia ms. de' proces. eccles. tom. 2°, fol. 180 e seg.ti
(285) Nell'originale "di". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
(286) D. Manno Brundusio di Fondi era stato dapprima Segretario del Vescovo di Lucera, e poi divenne Segretario del Vescovo di Caserta; secondo alcuni suoi reclami nč l'uno nč l'altro gli avrebbero dato mai compenso; vedi nel Carteggio del Nunzio Aldobrandini Lett.e di Roma del 1° 7bre 1600 e 24 10bre 1604; e Lett.re di Napoli del 21 genn. 1605. Suo fratello parrebbe che fosse stato quell'"Appio Brundusio Fundano filosofo e medico preclarissimo" il quale diresse ad Antonio Serra l'economista alcune poesie che si leggono in fronte all'opera di costui intitolata: Delle cause che possono far abbondare gli Regni d'oro et d'argento, Nap. 1613.
(287) Ved. Doc. 408, pag. 507.
(288) Ved. Doc. 415, pag. 519.
(289) Ved. Doc. 410, pag. 509.
(290) Ved. Doc. 411, pag. 510.
(291) Questa Sig.ra Giulia fu poi moglie del medico e filosofo celebratissimo a' tempi suoi, Francesco Leotta, di cui fanno menzione il P.e Fiore, il P.e Elia de Amato etc. etc. Nella Numerazione de' fuochi di Stilo, fasc. del 1630 si legge: "n.° 411. Dott.r Francesco Leotta (assente nella cittā di Roma); Giulia Prestinace moglie a. 62" (con due serve).
(292) Il Principe di Conca, di cui qui si parla, non potrebb'essere altri che quel Matteo di Capoa, "grande Ammirante del Regno" fin dal 1597, cav.re del Toson d'oro etc. che abbiamo visto testimone a carico di Colantonio Stigliola nel processo che costui ebbe dal S.to Officio (confr. vol.
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