1.° cap. 3, vi si legge, "l'esperienza di quei che girano il mondo doppo la scoperta del Palombo", in vece di dire "del Colombo", e nel lib. 2.° cap. 26 si leggono le parole "coquiglie, ostraghe, incini", con dicitura non napoletana; ma tutto il contesto e mille altre parole sentono anche troppo del napoletano e mostrano l'originaria ricomposizione dell'opera. Il Codice della Casanatense in taluni punti ha miglior lezione, ma in generale è più scorretto: basti citare p. es. che là dove il Cod. nap. dice "el cavallo Montedoro di Mario dello Tuffo" etc., il Cod. rom. dice, "e il cavallo del Monte d'oro di Mario del Tufonico" etc. Potremmo riferire varie differenze non prive d'interesse; ma almeno due vogliamo notarne. La 1.a è, che nel Cod. rom. parecchie note marginali rimandano ad altre opere dell'autore; la 2.a è, che mentre il Cod. nap. nella fine dell'opera dice, "La quale (universale sapienza) sia pregata che me et te N. mio alzi alla sua dignità et cognoscenza, Amen", il Cod. rom. dice, "La qual sia pregata che me et Berillo mio alzi alla sua dignità et conoscenza et mandi presto il mio liberatore". Si sa dalle Poesie (Canzone di pentimento, senza alcun dubbio del 1613) che Berillo era D. Brigo di Pavia amico dell'autore, con ogni probabilità Cappellano del Castello dell'uovo, e si sa che nel 1613 l'opera era stata pur allora tradotta in latino: può dunque al Cod. rom. assegnarsi la data del 1610-1612, e su questa base possono valutarsi le altre piccole differenze tra' due Codici.
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