31, fol. 75 t.°, e Parrino, Teatro etc. Vicerè D. Pietro Fernandez de Castro).
(477) Per comodo di qualche lettore che non lo tenga presente, ricordiamo che Lucca avea proibito il commercio epistolare tra' cittadini e que' parenti di essi i quali abbracciata la Riforma aveano emigrato, e Roma approvò il fatto ma biasimò che fosse stato compiuto dalle autorità laiche, dovendo compierlo lei. Genova poi sciolse una congregazione gesuitica, alla quale i Gesuiti aveano fatto giurare di non dar voti per magistrati se non agl'individui appartenenti alla congregazione, oltrechè punì taluni amministratori di confraternite che si avevano appropriato il danaro di esse; e Roma, per la solita ragione, volle che la congregazione fosse ripristinata e gli amministratori ladri fossero rilasciati.
(478) Ved. nel Carteggio Veneto suddetto specialmente le lettere del 20 e 27 giugno, 18 e 25 luglio ed 8 agosto 1606. Non sarà poi inutile notare che pochi mesi prima del tempo suddetto, parlando delle gabelle divenute insopportabili, e in ispecie delle nuove gabelle sulla seta riuscite gravi sopratutto in Calabria, il Residente Bartoli scriveva de' Calabresi: "dicono palesemente che si darebbero, se havessero chi li volesse ricevere, non solamente a' turchi, come tentarono di fare cinque anni sono, ma anche à peggior generatione più tosto, che vivere sotto à questo governo". Nemmeno sarà inutile notare in che maniera rispondevano gli ufficiali del Governo agli assegnatarii, i quali si dolevano dell'essere stato trattenuto il pagamento degl'interessi loro dovuti: scriveva il Residente Dolce essersi risposto, "che era noto a cadauno che l'anima dell'huomo era di Dio, ma le vite, le facoltà et il danaro dei sudditi sono del Prencipe, et come padrone li era nelle occasioni lecito valersene à gusto e piacer suo".
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