Ora a' tempi nostri il Sainte-Beuve (Portraits litteraires, Paris 1862, vol. 2.° p. 522) ha pubblicata un'altra lettera del Nandeo, rinvenuta nella corrispondenza ms. di Mons.r Peirescio, nella quale, in data del 30 giugno 1636, invelenito contro il Campanella, che assicuravasi avere sparlato di lui e che protestava di "non aver detto nulla a suo svantaggio e voler morire suo servitore ed amico", il Nandeo vomita largamente grossolani giudizii sul conto di lui. E dice che vuole "una sodisfazione per lettera di propria mano, concepita in guisa da mostrare almeno di essere dispiaciuto di avere offeso a torto e con leggerezza", ma aggiunge che "qualunque sodisfazione gli avesse dato, non lo stimerebbe mai altrimenti che un uomo stordito più di una mosca e negli affari del mondo meno sensato di un ragazzo", e "se ha evitato i giusti risentimenti del M.° del Palazzo di Roma fuggendosene a Parigi sotto pretesto di essere perseguitato dagli spagnuoli che non pensarono punto a lui, non eviterà frattanto i suoi" (giunge il Nandeo a tradire la verità fino a questo punto). E dice che il Campanella "ciarla potentemente, mentisce impudentemente, spaccia bagatelle al popolaccio, e con tutto ciò è un matto arrabbiato, un impostore, un mentitore, un superbo, un impaziente, un ingrato, un filosofo mascherato. . . ", terminando col motto "ipse est catharma, carcinoma, fex, excrementum di tutti gli uomini di lettere, a' quali fa vergogna e disonore"! Il Sainte-Beuve, aggiungendovi anche una nota del Guy-Patin, che dopo di aver visitato il Campanella in Parigi scrisse di lui nel suo libro di ricordi il beau-mot "multa quidem scit, sed non multum", dice per conto suo bonariamente: "in un tempo in cui si è in via di esagerare sul Campanella, ho stimato bene far conosc
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