De Segovia a 13 de agosto 1609. Yo el Rey". - 3.° ".... queda entendido lo que el Archiduque ferdinando mi Hermano os ha embiado a pedir con el Conde fu.° efforça de Porçia, y que os le aveys respondido y ya se os ha avisado lo que es mi Voluntad, se haya por agora ensto, a quen no se offreze que anadir, sino que aquellas cosas me dan el cuydado que es razon y se va mirando en lo que se deve hazer.... De Segovia a 22 de Agosto 1609. Yo el Rey". (Da' Reg.i Litterarum S. M.tiz vol. 12, fol. 878, 1053, 1703).
(505) Ved. Gabr. Naudaei Epistolae, Genevae 1667. Ep. 82, pag. 614.
(506) Il Berti, nella Vita del Campanella stampata nella Nuova Antologia (luglio 1878, p. 615), parlando del carcere di Napoli dice che il Campanella "ricevette pure nel carcere la visita del celebre Gerolamo Vecchietti, di cui prese a difendere talune opinioni che erano state allora giudicate eretiche"; e in una nota aggiunge, "coteste opinioni si riferiscono alla cronologia sacra nella riforma del Calendario Giuliano". Ma in un Avviso di Roma della Collezione esistente nella Bibl. Corsiniana (cod. 1768) abbiamo trovato in data del 30 aprile 1633: "Il Vecchietti fiorentino dopo esser stato sett'anni prigione all'Inquisitione questa settimana n'è uscito". Era dunque prigione fin dal 1626, e quindi compagno del Campanella; e le Lettere Inedite del Campanella dateci dallo stesso Berti ci mostrano quale sia stata veramente l'opinione eretica, per la quale passò pericolo di essere dannato al fuoco da 18 Teologi d'accordo, l'aver negato che Cristo avesse mangiato l'agnello (ved. le Lett. da Aix 2 9bre 1634, da Parigi 4 10bre 1634, da Parigi 22 7bre 1636).
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