(507) Nell'originale "bensi". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
(508) Ved. Il Codice delle Lettere etc. pag. 131 e seguenti.
(509) Ved. le Poesie, ediz. D'Ancona pag. 151.
(510) Di testimonianze relative a tale notizia non conosciamo finora altra più antica di quella del Bulifon, cronista della fine del 1600 e principio del 1700; ed essa viene a luce oggi per la prima volta, comunicataci dal chiarmo Scipione Volpicella. Si sa che il Bulifon, libraio, registrava notizie di ogni sorte per compilare il suo così detto Cronicamerone: ma essendo stato saccheggiato il suo negozio e il suo domicilio il 1707, i manoscritti andarono perduti con tutto il resto, e poi se n'è venuto ricuperando qualche volume più tardi. Due di essi stanno nella Biblioteca Nazionale (X, F, 51-52), altri in mano di particolari, ed uno di questi ultimi reca: "La notte che divide l'anno 1679 dal 1680 morì in Roma quasi in miseria il celebre matematico Giovanni Alfonso Borelli d'anni 72. Egli nacque spurio, come dicono, nel Castello Nuovo di Napoli da un officiale spagnolo, sebbene v'è chi dica dal Padre Tommaso Campanella ivi carcerato. Ma restò tanto odioso di quella nazione che si assunse il cognome della madre. Questo nelle sue opere stampate e ristampate in più luoghi diede saggio della profondità di sua dottrina, con la quale gareggiò con li primi ingegni dell'Europa. Non si deve tacere che la maggior parte delle esperienze fatte nell'Accademia del Cimento in Firenze sono del nostro Borelli in quella aggregato.
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