Doc. 527 b, p. 607). Vi si rileverà che il Panegirico non fu mai recitato, e che nel 1635 l'autore dolevasi di non poterlo dare alle stampe, del quale ultimo fatto ognuno naturalmente intenderà la ragione. Nulla diciamo poi del trovare affermato nel Panegirico, che Papa Urbano beneficò il Campanella "judicium non modo suum..., sed Clementis VIII, et Pauli V mentem, in aestimandis Campanellae dotibus mirificis, sequutus"; perfino Clemente VIII avea stimato le qualità del Campanella!
(516) Tutte le suddette particolarità emergono da' Carteggi e dagli Avvisi del tempo; l'ultima poi, la più scellerata, è venuta fuori co' documenti raccolti dal Bazzoni pel suo bel lavoro intitolato "Un Nunzio straordinario alla Corte di Francia nel secolo 17°", pubblicato nella Rivista Europea 2.° semestre 1880. Notevole riesce l'industria del Mazarini per adempiere alla commissione ricevuta; si serve del noto P.e Giuseppe e vuol servirsi anche del Card.l Della Valletta, ma attesta che il Campanella parla molto bene del Card.l Barberini non che del Papa (ecco una difficoltà). Più tardi fa sapere che ha parlato risentitamente al Campanella perchè vuole stampare alcune opere avendone ottenuta la permissione dalla Sorbona; vuole stampare l'Ateismo e vi si riscalda, "per qualche profitto che ne caverà"; e malvolentieri si lascia persuadere che non stampi, "parendogli che l'opporvisi sia togliergli la gloria" (cose da nulla). Con ciò fa anche sapere che il Richelieu lo stima un chiacchierone, e che veramente il giudizio suo non corrisponde all'ingegno.
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